Periodo: da febbraio a giugno
Sede di Monza
Inizio corso: 1 marzo 2023
Costo: 510 €
Sconto del 10% per chi effettua il pagamento in soluzione unica
Immagina un deserto. Proprio come quello dei film. Un deserto giallo di cartone, con la sabbia, il vento che fa volare la sabbia, i canyon, i cactus, una sola strada. Poco più in là un tunnel, con i binari del treno. Non c’è acqua. Solo cielo e la roccia che si ferma a un certo punto del cielo. Guardi in alto, attratto da un suono familiare, una specie di Beep Beep, e c’è un puntino, un piccolissimo punto che si allarga, diventa sempre più grande e si avvicina, si avvicina sempre di più, sempre di più, sempre di più. E più si avvicina e più ti accorgi che quel puntino sei tu! Uno spelacchiato coyote con le orecchie bruciate e il naso schiacciato, gli occhi iniettati di sangue, abbracciato ad un pezzo di roccia. Vorresti spostarti, ma ti distrae di nuovo quel suono, Beep Beep. E il coyote precipita. Precipiti. Su di te.
Ho scelto di partire dalla storia tra Willy il Coyote e Roadrunner perché è per me metafora di temi interessanti: il desiderio irraggiungibile, il fallimento esemplare, la relazione di dipendenza tra chi rincorre e chi fugge, la trappola, l’imprevisto, la sfortuna, l’ingegno, la differenza tra essere fragili e sentirsi fragili, il rischio, la solitudine, il silenzio, la pazienza. Del resto, il primo nome di Willy il Coyote è stato Don Coyote, in omaggio a Don Chisciotte, quel matto dei mulini a vento.
In un mondo in cui il successo sembra essere sinonimo di felicità, Willy è un illustrissimo perdente, un eroe destinato all’insuccesso che non si pone il problema della felicità. Mosso da una certezza che può sembrare stupida, vana, folle, persevera in un crescendo di invenzioni, strategie e macchinazioni per raggiungere il suo obiettivo. In uno spazio immensamente vuoto, Willy sta nel silenzio, studia, si concentra e progetta: finte pareti, binari del treno, gallerie. Willy cade nel canyon (Help!), salta in aria (Bye!), esplode assieme alla bomba che ha costruito: un imprevisto, un errore di calcolo, la sfortuna. Ma non demorde: (I’ll be back!). E più si schianta contro la rupe, più paradossalmente il suo desiderio cresce. È un esempio di invulnerabile fragilità. E di poche parole.
"E siamo tutti come Vil Coyote", dice Eugenio Finardi in una sua canzone. Non siamo cartoni animati, certo, ma conosciamo il paradosso. Non ci esprimiamo con i cartelli, ma forse a volte servirebbero meno parole. Non passeremo la vita a rincorrere qualcuno in un canyon, ma conosciamo desideri che non si vogliono sacrificare l’uno a favore di un altro. Conosciamo il dolore, insomma. (That’s all folks!)
Il laboratorio verterà sulla realizzazione e la messa in scena di situazioni elaborate dagli allievi e di scene d’autore scelte in base alla riflessione sui temi che verranno messi in gioco.